Canaglia di Pasquale De Caria

Autore: Pasquale De Caria. E’ nato a Napoli e risiede a Milano, dove si è laureato in Scienze politiche presso l’Università Statale. È sceneggiatore di fumetti, autore di CD-ROM, romanzi rosa e articoli giornalistici.Tra le sue pubblicazioni più recenti: Amore allo stramonio (racconto, narrativa generale, Damster, 2013), Energy competitor,(racconto, fantascienza, Eterea Comics&books, 2013). Attualmente lavora come webwriter.

Editore: Graphofeel

Genere: narrativa

Pagine: 220

Prezzo: eur 16.00 brossura

  • Copertina: 4♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Un vicolo non è la stessa strada per tutti. È un passaggio, un ponte per un adulto che corre alle sue faccende con lo sguardo basso ed il passo frettoloso.

Potrebbe essere una foresta abitata da mostri e uomini neri per un bambino solo.
Quello stesso bambino magari non viene da una famiglia benestante, a casa nessuno segue i suoi progressi a scuola che via via diminuiscono fino a strozzargli in gola qualsiasi parola possa rispondere ad una interrogazione della maestra.
Vive con la famiglia in un palazzo fatiscente. Sono in 6 ma l’autorità viene da una voce sola che quando si fa sentire le pareti tremano.
Questo è un bambino che non può ridere, non può abbassare la guardia. Anche quando quel papà tanto temuto si allontana, la tristezza non lo abbandona.
Un nome ce l’ha la sua difficoltà a studiare, ma nessuno lo pronuncia.
Cammina su un abisso, sul ciglio di un burrone: da una parte l’agonia della solitudine dall’altra il dolore della paura.
Un bivio mostruoso la cui scelta segnerà il suo destino.
La scuola così insormontabile, le sorelle più grandi che lo ignorano. La maestra disattenta, la madre distante.
Così si spezza, l’innocenza si inclina, si deforma. Un giorno ti svegli e non sei più tu, sei quello che ti  faceva paura, quello da cui scappavi.
Il bambino ha cercato di farsi ascoltare, di chiedere aiuto ma è rimasto con la sua solitudine che ora è diventata violenza così può fare rumore.
Solo i libri ancora lo chiamano, lo attirano facendogli dimenticare per un attimo tutto il resto ma appena li sfoglia gli risale in bocca un gusto amaro di qualcosa non digerito, la spinta a mettere ordine tra le parole e dargli un significato.
Ecco che però si sente di nuovo solo.
Lacerante vederlo in bilico tra il mare nero della violenza, dove vince chi fa più male, chi sopraffà gli altri e quello calmo dell‘Iliade che lo chiama a sé con un canto melodioso come quello delle sirene, facendogli dimenticare le macchie di umidità sul soffitto, l’intonaco scrostato, le botte che aspettano nel vicolo.
E’ una voce giovane che si racconta e sin dalle prime pagine l’infanzia si mostra pregna di ostacoli, salite, come se il pericolo avesse un fiuto e percepisse la vicinanza del protagonista gettandoglisi addosso come un cane affamato.
Eppure da uno scugnizzo come lui,  figlio dei bassi napoletani c’è una scintilla che ogni tanto si accende. È la scintilla della conoscenza, del sapere, dello studio come riconoscimento e soddisfazione.
Da subito avremmo voluto prenderlo per mano, abbracciarlo, non farlo sentire solo.
Pagina dopo pagina la storia ci ha lasciato un grande senso di impotenza davanti a questo bambino, costretto sempre a scegliere tra scappare o soffrire.
Libro molto toccante che apre gli occhi su quelle che sono le minuscole e silenziose dinamiche che si sommano una all’altra con gli anni fino a diventare un muro insormontabile che costringe per forza di cose a cambiare strada e a fare scelte infelici.
Una prosa incalzante, struggente e drammatica. Senza filtri piomba addosso la vita di una famiglia che fa i conti con tutto: la fame, il non amore, l’egoismo.
Tutti vittime nello stesso tempo.
L’autore è riuscito a nascondere tra le righe il vero problema del protagonista senza mai nominarlo ma al lettore di oggi arriva forte e chiaro: la dislessia.
C’è una delicatezza nell’affrontare il tema e nel farlo dagli occhi di un bambino che rende ogni pagina toccante.
È stata una lettura che ci ha stretto il cuore in una morsa, commuovendoci in alcuni passaggi, indignandoci in altri.
Non fatevi influenzare dall’apparente stonatura iniziale nel leggere gli appellativi che vengono dati ai componenti della famiglia.
Sorella numero uno, sorella talpa, adulta di fiducia.
C’è un perché che farete vostro non appena avrete trascorso pochi minuti in compagnia di chi vi racconta la sua storia.
Eliseo, appena abbiamo scoperto il tuo nome ci siamo sentite legate a te ancora di più.
È stata una sofferenza atroce saperti perseguitato nel corpo e nello spirito da quel demone custode napoletano, figlio di nessuno, dal nome ridicolo ma da un odio accecante
Eliseo, quanto è stato doloroso seguire la tua crescita, vederti così solo, saperti così fragile. Tu che dalla vita hai raccolto ogni briciola ti sei congedato da noi regalandoci un grande insegnamento.
Il mondo si può cambiare ma il potere non è nel bastone…ma nei libri
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